Impressioni d'America by Giuseppe Giacosa

Impressioni d'America by Giuseppe Giacosa

autore:Giuseppe Giacosa [Giacosa, Giuseppe]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2014-09-09T22:00:00+00:00


CAPITOLO VII.

Gli Italiani negli Stati Uniti.

Ebbi la prima notizia intorno alla condizione degli Italiani negli Stati Uniti da tre emigranti che incontrai a bordo della Bretagne. Stavamo faticosamente traversando quella plaga oceanica che a bordo chiamavano: Le trou du diable, o le trou de l'enfer, in causa della sua smisurata profondità e che sta ad una giornata di viaggio di qua dai banchi di Terranuova. La formidabile burrasca equinoziale che ci aveva tenuti bloccati al chiuso per cinque giorni, s'era alquanto quietata. Appena il Comandante ebbe fatto levare le chiuse ferrate che ci imprigionavano, quanti ancora eravamo validi a bordo, una cinquantina circa, sopra seicento passeggieri d'ogni classe, salimmo sul ponte, avidi di respirare l'aria aperta e di vedere il grande nemico. Il mare ondeggiava ancora così alto che se non fossimo pur ora usciti dal peggio, l'avrei creduto al sommo dalla tempesta.

Alla vista di un'onda larghissima che sorgeva soleggiata all'orizzonte, un contadino che mi stava vicino gridò a due suoi compagni, in piemontese e coll'accento mio canavesano:

— Té té, varda la Sèra.

La Sèra (la Serra), è una grande collina morenica che s'allinea ad oriente lungo il piano d'Ivrea e lo separa dal Biellese.

Mi voltai di scatto, e quelli seguitando a raffigurare nel maroso la patria collina, vi designavano, nei grossi fiocchi bianchi lucenti al sole, casali e paesi che nominavano giocondamente a richiamo di affetti e di memorie.

— Siete canavesani? — domandai loro in dialetto.

— Sì.

— Di che luogo?

Uno era d'Azeglio e l'altro di Caravino. — È canavesano anche lei?

— Sì, di Parella.

— Allora lei è il signor Giacosa che va in America per la sua opera.

— Appunto.

Lo avevano appreso dai giornali, sapevano che m'ero dovuto imbarcare all'Havre il 4 di ottobre e mi cercavano a bordo. Così cominciammo a discorrere e ci tornammo di poi, quanto durò il viaggio, ogni mattina. Andavano nel Texas, erano in dodici, di cui quattro donne, ma gli altri erano rimasti sotto coperta. Avevano tutti ingannato il tedio dei giorni e delle sere lunghe della burrasca, cantando.

Delle donne una era ragazza, tre avevano seco il marito. I bambini erano rimasti al paese coi nonni, perchè tutti, ben inteso, contavano di rimpatriare. Avrebbero firmato, in America, la prima e la seconda carta di cittadinanza, affermandosi, giusta quanto v'è scritto, disposti a portare le armi contro la patria d'origine.

Tutti gli emigranti, i tedeschi, gli svizzeri, gli irlandesi, i russi ed i pochi francesi, firmano quella carta perchè senza di essa non si acquista il diritto di votare, ed in America chi non ha voto non fa strada. Ma cittadini americani durante la galera del lavoro, sarebbero tornati in Italia cittadini italiani. E cittadini italiani sarebbero prima di essi giunti in Italia i sacrosanti dollari tramutati in moneta alla effigie di quel Re Umberto, che la prima e la seconda carta avrebbe loro imposto di rinnegare.

Il capo della brigata, un uomo sulla trentina, bruno, bassotto, pieno e nervoso, aveva già fatto il viaggio quattro volte. Era partito la prima volta dal paese, franco appena dalla leva, disperato e scioperato.



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